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THE WHO Live! (2007)

Concerto The Who, Arena di Verona, 11/06/2007

INTRO

Provate un po’ a chiedervi: perché più di 12 mila persone gremiscono un’arena per vedere dei “vecchietti” suonare un rock & roll scritto quasi quarant’anni fa!? Beh, ve lo spiego subito!

RECENSIONE DEL CONCERTO

L’11 Giugno del 2007 i The Who fanno il loro ingresso sul palco veronese immersi da un’ondata di scroscianti applausi ma senza fare troppo rumore. Quasi in punta di piedi. Niente grida sgraziate. Nessuna auto-esaltazione. Quattro parole per ringraziare il pubblico e annunciare il primo pezzo. Si parte. Entra subito in scena il rock. Il loro rock. Allora non servono tante spiegazioni per capire chi erano e chi sono i The Who. Li riconosciamo subito. E via con i grandi successi del passato: a rincorrere gli accordi di “Can’t Explain”, “The Seeker”, “Substitute”, accompagnati da un sound compatto, vivace e potente. Di fronte ad un pubblico entusiasta, i grandi componenti storici della band: Pete Townshend (leader e compositore della band) e Roger Daltrey, cantante, affiancati dal talentuoso batterista Zak Starkey (figlio di Ringo Starr, dei Beatles) e dal giovane Pino Palladino al basso. Intanto, nel maxi schermo dietro di loro scorrono vecchie immagini in bianco e nero degli anni ’70: dalle corse dei mod in motocicletta, ai vecchi ritagli di giornale, fino ai nostalgici ritratti di Enteisle e Moon: i due compagni della band persi durante il viaggio. Negli amplificatori vintage di Pete Townshend incalzano intanto le note di “Fragments”, pezzo tratto dal nuovo album “Endless Wire” e caratterizzato da un lungo e intenso solo di chitarra. Non si fa attendere neanche “Who are you” tra le grida e gli applausi del pubblico che accompagna a gran voce il ritornello. Entra in scena poi un ospite indesiderato: una pioggia pesante e insistente si insinua nell’arena arrivando fino sul palco e bagnando gli strumenti. Il concerto si blocca. Dopo 50 minuti di attesa tra speranze e grida di incitazione, finalmente i The Who riprendono. Ma la voce di Roger Daltrey è ormai al capolinea. Sulle note di “Behind Blue Eyes” il cantante è costretto a interrompere nuovamente lo spettacolo. E’ ora il chitarrista Pete Townshend a prendere in pugno la situazione. In gran forma sia vocale che chitarristica, non pensa neanche lontanamente a decretare la fine del concerto! Parte dunque “Baba O’ Reily” (dall’album Who’s Next), “Pinball Wizard” (da “Tommy”) e “Real me” (da “Quadrophenia”). E ancora “My Generation”, simbolo di un’epoca e bandiera generazionale. Prende corpo una splendida versione di “Magic Bus” accompagnata nel ritornello dal grido di Pete “You can have it!”. Segue quindi un’originalissima versione di “The Kids are Alright” mentre energiche schitarrate chiudono la disincantata “We don’t get fooled again”.

Un concerto sofferente certo, ma alla fine riuscito, ben fatto. Allora per una volta tappiamoci la bocca e apriamo bene le orecchie. Lasciamo suonare chi lo ha sempre fatto. Lasciamo fare il rock a chi lo sa fare al meglio. Dimentichiamo le frequenti interruzioni, la pioggia che va e viene e, con essa, la voce del cantante… Guardiamo la sostanza. Perché i The Who in Italia sono un evento che sognavamo da anni. Uno spettacolo splendido che ci ha regalato momenti unici. Un concerto portato avanti con grande coraggio e determinazione. Fino alla fine. E se fin da bambino mi è stato insegnato che “i grandi si vedono nei momenti più difficili”, allora ho ragione di gridare: GRANDI THE WHO!

AlbaRock, 17/06/2007